Il Custode padre Mauro Gambetti ai Sindacati: 'mettetevi in discussione, fatevi carico dell'altra parte'
Qui non c’è Francesco da una parte e il lupo dall’altra, perché siamo tutti un po’ Francesco e un po’ lupi. Siamo tutti responsabili del futuro del nostro paese.
Pace e bene a tutti voi.
Vi ringrazio per l’invito. Sono contento di essere qui e onorato di essere tra voi, lavoratori del servizio pubblico riuniti in associazione sindacale. In qualche modo mi pare di essere riconosciuto come un lavoratore, come una persona che, seppur in forme diverse dalle vostre, come voi svolge un servizio alla gente. Intendo anche in questo senso l’incarico che mi è affidato di custodire il corpo di s. Francesco con le splendide Basiliche ove egli riposa e la fraternità che anima e presta servizio in questi luoghi benedetti.
Per l’esperienza maturata negli anni – ho una sentita riconoscenza verso tante persone incontrate nello svolgimento della funzione pubblica e… mi sono esercitato nel perdonare qualcun altro –, ho acquisito un’alta concezione del servizio pubblico: penso che coloro che sono chiamati a svolgere questo lavoro debbano assumere atteggiamenti e comportamenti molto vicini alla mentalità evangelica, incarnando quello stile che Gesù ci ha rivelato essere la forma più corretta e alta dell’amore: non sono venuto per farmi servire, ma per servire (cf. Mt 20,28).
Pertanto, credo sia difficile fare il vostro lavoro, perché immagino che siate esposti a tante critiche come all’aggressività più o meno velata dei cosiddetti utenti, cioè di noi cittadini, e alle legittime esigenze come pure alle pretese che abbiamo. Immagino poi la fatica di questo periodo, in cui la mutata situazione sociale ed economica vi chiede dei sacrifici e rende meno sicuro il futuro lavorativo e previdenziale.
Ed intuisco l’imbarazzo che può esserci nell’andare a trattare, come associazione di categoria, con la cosiddetta altra parte. Già, “cosiddetta”, perché l’altra parte, lo Stato, che è vostro interlocutore nelle persone dei rappresentanti dei cittadini, non è un’entità astratta, ma l’insieme stesso dei cittadini. L’altra parte siamo tutti, siete anche voi. Perciò, anche nel caso che voi chiediate quel che è giusto per voi, comunque togliete qualcosa a voi stessi in altri ambiti, come nel welfare, nella sanità, nell’istruzione, nella cultura…
A volte, poi, ci si può trovare in un’empasse e il confronto con l’altra parte può risultare infruttuoso.
Allora, permettetemi un riferimento a Francesco d’Assisi, un genio nel superare situazioni che apparentemente non sembrano avere soluzione. Tra i tanti episodi che si possono prendere ad esempio, ne ho scelto uno che forse vi è noto: il lupo di Gubbio. Nella narrazione dei Fioretti si legge:
Al tempo che santo Francesco dimorava nella città di Agobbio, nel contado d’Agobbio apparì un lupo grandissimo, terribile e feroce, il quale non solamente divorava gli animali, ma eziandio gli uomini; in tanto che tutti i cittadini stavano in gran paura, però che spesse volte s’appressava alla città; e tutti andavano armati quando uscivano della città , come s’eglino andassono a combattere, e con tutto ciò non si poteano difendere da lui, chi in lui si scontrava solo. E per paura di questo lupo e’ vennono a tanto, che nessuno era ardito d’uscire fuori della terra.
La storia continua così: Francesco va e ammansisce il lupo, anzi, “frate lupo”, come egli stesso lo chiama. Francesco riesce a stabilire un accordo con il lupo, che è anche fratello: lo convince a non attaccare più le pecore e gli umani, ma in cambio gli garantisce un nutrimento quotidiano che gli avrebbero procurato gli abitanti di Gubbio. Vi propongo in proposito il commento di Dacia Maraini, che fa riferimento a questo brano dei Fioretti nella sua recente pubblicazione, Chiara di Assisi. Elogio della disobbedienza:
Molti storici hanno voluto interpretare l’episodio in senso figurato come l’incontro con il nemico. In effetti i lupi non vanno mai soli. Sono animali di branco e non assalgono se non quando sono sicuri di essere più forti e più numerosi, circondando e spingendo all’angolo la preda.
Ma c’è un significato politico, nel senso più alto della parola, nella storia del lupo di Gubbio. Infatti la leggenda dice che Francesco parlò al lupo e gli propose una tregua. Non è che cambiò la sua natura o lo trasformò in agnello con una parola magica come da santo avrebbe potuto fare. Francesco tiene sempre conto della realtà e cerca di agire per portare pace e non guerra, giustizia e non carità.
[…] La cosa straordinaria è che Francesco pensasse che si potesse stipulare un contratto con un animale, ritenendolo capace di rispettarlo […] non una elemosina, ma un trattamento da pari a pari. […] Poi confidava nel dialogo, nell’esempio, nella contrattazione, nella tolleranza, insomma nella politica vera, quella che cerca il modo di far convivere esseri di pensiero diverso, diversa estrazione, diversa idea, diversa fede politica […] e, aggiungo io, diverse esigenze, grazie alla fiducia, al ragionamento e alla comprensione reciproca.
Per analogia, credo si possa applicare l’esempio al rapporto tra la vostra associazione e la cosiddetta altra parte. Non che si possano identificare gli uni con Francesco e gli altri con il lupo, o viceversa. Qui non c’è Francesco da una parte e il lupo dall’altra, perché siamo tutti un po’ Francesco e un po’ lupi. Siamo tutti responsabili del futuro del nostro paese; e ciascuno è chiamato a svolgere il proprio compito pensando anche ai fratelli. A tal proposito, mi piace il titolo che avete dato al vostro congresso: pensare politico, agire sociale. Occorre farsi carico anche degli altri, dei loro bisogni, delle loro attese, delle loro paure per poter trovare degli accordi fruttuosi per tutti. Poi, sono la fiducia nel fratello (lavoratore o datore di lavoro), la disponibilità a mettersi in discussione e l’ascolto profondo degli altri che costituiscono la condizione imprescindibile per poter aspirare all’umana e sociale giustizia, come pure anche ad un futuro di pace e solidarietà creativa, capace di generare nuova vita e nuovi orizzonti per i nostri figli e nipoti.
Grazie per l’ascolto e un caro augurio di Buona Pasqua a voi e alle vostre famiglie. Vi aspetto al Sacro Convento!
Cari amici la rivista San Francesco e il sito sanfrancesco.org sono da sempre il megafono dei messaggi di Francesco, la voce della grande famiglia francescana di cui fate parte.
Solo grazie al vostro sostegno e alla vostra vicinanza riusciremo ad essere il vostro punto di riferimento. Un piccolo gesto che per noi vale tanto, basta anche 1 solo euro. DONA