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Papa Francesco: «Vi regalo il Vangelo, in cambio di un atto di carità»

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Bisogna liberarsi dall’egoismo e dalle «maschere» del peccato, non accontentarsi della mediocrità. Lo ha affermato papa Francesco all'Angelus di oggi, commentando l'episodio evangelico della risurrezione di Lazzaro. Per il Pontefice, «il gesto di Gesù che risuscita Lazzaro mostra fin dove può arrivare la forza della Grazia di Dio, e dunque fin dove può arrivare la nostra conversione, il nostro cambiamento: non c'è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti!». «Sentite bene: non c'è alcun limite alla misericordia divina offerta a tutti. Ricordate bene questa frase», ha ribadito “a braccio”, e invitando più volte i fedeli a ripetere con lui la frase: «Ricordatevi bene, non c'è alcun limite alla misericordia divina offerta a noi tutti». La risurrezione di Lazzaro «è il culmine dei “segni” prodigiosi compiuti da Gesù – ha proseguito il Papa - un gesto troppo grande, troppo chiaramente divino per essere tollerato dai sommi sacerdoti, i quali, saputo il fatto, presero la decisione di uccidere Gesù».

«Sulla Parola del Signore - ricorda Francesco - noi crediamo che la vita di chi crede in Gesù e segue il suo comandamento, dopo la morte sarà trasformata in una vita nuova, piena e immortale. Come Gesù è risorto con il proprio corpo, ma non è ritornato ad una vita terrena, così noi risorgeremo con i nostri corpi che saranno trasfigurati in corpi gloriosi. Lui ci aspetta presso il Padre, e la forza dello Spirito Santo, che ha risuscitato lui, risusciterà anche chi è unito a lui». Il Papa ha rammentato che davanti alla tomba sigillata dell'amico, Gesù «gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. “Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario”. Questo grido perentorio - è il messaggio di papa Francesco - è rivolto ad ogni uomo, perché tutti siamo segnati dalla morte; è la voce di colui che è il padrone della vita e vuole che tutti “l'abbiano in abbondanza”».

L'esempio è servito al Pontefice per sottolineare che «Cristo non si rassegna ai sepolcri che ci siamo costruiti con le nostre scelte di male e di morte. Lui ci invita, quasi ci ordina, di uscire dalla tomba in cui i nostri peccati ci hanno sprofondato. Ci chiama insistentemente ad uscire dal buio della prigione in cui ci siamo rinchiusi, accontentandoci di una vita falsa, egoistica, mediocre. “Vieni fuori!”». Da qui il suo monito: «Lasciamoci afferrare da queste parole che Gesù oggi ripete a ciascuno di noi. Lasciamoci liberare dalle “bende” dell'orgoglio. Ma perché l'orgoglio ci fa schiavi di tanti idoli. La nostra risurrezione incomincia da qui: quando decidiamo di obbedire al comando di Gesù uscendo alla luce, alla vita; quando dalla nostra faccia cadono le maschere e ritroviamo il coraggio del nostro volto originale, creato a immagine e somiglianza di Dio».

Dopo avere recitato la Preghiera mariana dell’Angelus, Francesco ha ricordato che domani si terrà in Ruanda la commemorazione del ventesimo anniversario dell'inizio del genocidio perpetrato contro i Tutsi nel 1994. «In questa circostanza - ha affermato - desidero esprimere la mia paterna vicinanza al popolo ruandese, incoraggiandolo a continuare, con determinazione e speranza, il processo di riconciliazione che ha già manifestato i suoi frutti, e l'impegno di ricostruzione umana e spirituale del Paese». «A tutti dico: non abbiate paura! - ha aggiunto - Sulla roccia del Vangelo costruite la vostra società, nell'amore e nella concordia, perché solo così si genera una pace duratura! Invoco su tutta la cara Nazione ruandese la materna protezione di Nostra Signora di Kibeho». E ancora, a cinque anni dal terremoto dell'Aquila, Bergoglio ha espresso vicinanza a «quella comunità che ha tanto sofferto», ha pregato per le vittime e per «il cammino di risurrezione del popolo aquilano: la solidarietà e la rinascita spirituale siano la forza della ricostruzione materiale».

Francesco si è soffermato anche sulle vittime del virus Ebola «che si è sviluppato in Guinea e nei Paesi confinanti. Il Signore sostenga gli sforzi per combattere questo inizio di epidemia e per assicurare cura e assistenza a tutti i bisognosi». Il Papa ha salutato i partecipanti al Congresso del Movimento di Impegno educativo dell'Azione cattolica italiana: «Investire sull'educazione significa investire in speranza!».

Infine, «un gesto semplice per voi». Così il Papa, al termine dell'Angelus, ha introdotto il dono ai fedeli, ai quali sono state distribuite in piazza San Pietro decine di migliaia di copie tascabili del Vangelo. «Nelle scorse domeniche - ha detto - ho suggerito di procurarsi un piccolo Vangelo, da portare con sé durante la giornata, per poterlo leggere spesso». «Poi - ha continuato - ho ripensato all'antica tradizione della Chiesa, durante la Quaresima, di consegnare il Vangelo ai catecumeni, a coloro che si preparano al battesimo. Allora oggi voglio offrire a voi che siete in piazza - ma come segno per tutti - un Vangelo tascabile».Domenico Agasso - La Stampa

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