fede

Papa Francesco pellegrino in Corea, come San Francesco nelle periferie del mondo

Redazione online
Pubblicato il 30-11--0001

Pellegrinaggio coreano per Francesco. Lo stile è quello tipico di Bergoglio: una trasferta breve, tutta focalizzata sulla vocazione pastorale del pontificato. Il Papa compirà un viaggio in Corea dal 14 al 18 agosto (partenza il 13 da Roma), in occasione della VI Giornata della Gioventù asiatica, che si svolgerà nella diocesi di Daejeon. «Accogliendo l'invito del Presidente della Repubblica e dei vescovi coreani - afferma padre Federico Lombardi annunciando il prossimo viaggio del Pontefice in Asia - Francesco compirà un viaggio apostolico nella Repubblica di Corea dal 14 al 18 agosto 2014, in occasione della Sesta Giornata della Gioventù asiatica, che si svolgerà nella diocesi di Daejeon».

Il Pontefice sarà anche nella capitale Seoul. Il direttore della sala Stampa della Santa aggiunge che Papa Bergoglio, nel viaggio di ritorno da Rio de Janeiro lo scorso luglio, aveva detto che l'Asia era uno dei continenti da visitare, poiché Benedetto XVI non aveva fatto in tempo ad andarci. «Si conferma - precisa Lombardi - che l'Asia è una priorità». Nel programma, diffuso dettagliatamente in Corea, ci sarà anche una visita nella capitale e la beatificazione dei martiri coreani. Commenta a Vatican Insider padre Enzo Fortunato, direttore della Rivista di San Francesco: «Come il Poverello di Assisi che ha fatto degli ultimi i primi della sua vita, il Pontefice che ha scelto il suo nome richiama anche con questo viaggio internazionale l'attenzione della Chiesa universale verso coloro che donano la loro vita per gli altri e ribadisce l'importanza di andare costantemente nelle periferie del mondo senza escludere mai nessuno».

In una delle omelie di Santa Marta, lo scorso 4 marzo 2014, Francesco ha pronunciato parole inequivocabili proprio su uno dei temi centrali della sua predicazione, la vicinanza ai cristiani perseguitati. «Io vi dico - sono state le sue parole - che oggi ci sono più martiri che nei primi tempi della Chiesa. Tanti fratelli e sorelle nostre che offrono la loro testimonianza di Gesù e sono perseguitati. Sono condannati perché posseggono una Bibbia. Non possono portare il segno della croce». Questa è «la strada di Gesù. Ma è una strada gioiosa perché mai il Signore ci mette alla prova più di quello che noi possiamo sopportare».

Di grande impatto anche le riflessioni pronunciate in occasione del primo viaggio apostolico, a Lampedusa, l'8 luglio scorso: «Siamo una società che ha dimenticato l'esperienza del piangere, del "patire con”: la globalizzazione dell'indifferenza ci ha tolto la capacità di piangere! chiediamo perdono per l'indifferenza verso tanti fratelli e sorelle, ti chiediamo Padre perdono per chi si è accomodato e si è chiuso nel proprio benessere che porta all'anestesia del cuore, ti chiediamo perdono per coloro che con le loro decisioni a livello mondiale hanno creato situazioni che conducono a questi drammi». Programma e manifesto di un pontificato interamente proiettato verso le periferie geografiche ed esistenziali.(Vatican Insider)

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