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Marco, la vita che vorrei. Storie di droga e di rinascita. Ho scelto san Francesco per ricominciare a vivere

Roberto Pacilio
Pubblicato il 30-11--0001

Marco è un uomo di mezza età che due anni fa, per una serie di circostanze si è ritrovato a fare i conti con se stesso. Dopo l’ennesimo fallimento ha fatto un rapido bilancio della propria esistenza e alla domanda: “qual è il senso della mia vita?” si è reso conto, con orrore, di non saper rispondere e di non sapere cosa voleva dalla vita stessa.

Marco è nato e cresciuto nella capitale in un quartiere popolare, in un contesto sociale difficile e pericoloso, caratterizzato da un mix di delinquenza e droga. Col passare degli anni si è adeguato a ciò che lo circondava prendendo come modello di vita tutto ciò che andava contro a quello che gli veniva trasmesso dai genitori e insegnato a scuola. Aveva una visione distorta della vita, gli sembrava di essere condannato a seguire una unica strada per il semplice fatto di essere nato in una borgata di Roma.

Due anni fa si trova ad un bivio e si vede costretto a dover scegliere. Lo costringono ad avere due colloqui con una psicologa che lavora da anni nel campo della tossico dipendenza. Marco è poco convinto e non ha le idee chiare su quello che lo aspetta. Nonostante questo decide di intraprendere un percorso terapeutico nel la comunità C.A.S.T. di Assisi: è una struttura con cui la psicologa che ha incontrato lavora da sempre.

I primi otto mesi all’interno della struttura sono terribili per Marco. Il suo modo distorto di vedere la realtà è troppo fortemente radicato in lui. Si rende conto che sta sbagliando, ma la cosa più difficile da accettare , alla sua età, è di non aver capito niente della vita.

Così, nelle difficoltà quotidiane, passano i primi mesi a Spello, poi Marco viene trasferito nella comunità di S. Gregorio: ed è proprio lì che avviene la svolta. Marco inizia un lungo viaggio introspettivo, ripercorrendo la sua vita dai primi anni, e accompagnato dagli operatori della comunità definisce quelli che sono i sentimenti che hanno caratterizzato la sua esistenza fino a quel momento: la rabbia. Scopre con dolore di aver provato/vissuto quel sentimento nei confronti di suo padre al punto tale da diventare il suo respiro. Questo conflitto non risolto era la sua unica ragione di vita tanto che se fosse venuto a mancare suo padre l’intero castello di carte sul quale aveva costruito la sua vita sarebbe venuto a crollare.

E’ un viaggio duro, ma di scoperta del senso delle cose. Nel momento più critico del suo percorso, proprio quando sta per mollare, ritrova il legame con sua sorella. Lei è più giovane di lui ed è forse la figura della sua famiglia alla quale è più legato. E’ proprio lei a dargli la forza di dire “basta” e di reagire. Così, giorno dopo giorno, Marco inizia a rendersi conto di avere dei cari intorno a lui e di provare sentimenti positivi, prima sconosciuti o solo nascosti dentro se stesso.

Questo è forse il più grande dono di S. Gregorio, aver fatto scoprire a Marco che dietro la sua dipendenza c’era soltanto un bisogno negato, l’amore. Quando si scopre l’amore si scopre l’altro e solo così può esserci l’incontro, quello vero che ti dà coscienza di te stesso.

Attualmente Marco è nella “fase di rientro” che nel gergo tecnico vuol dire: pronto per reinserirsi nella società. In attesa di trovare un lavoro presta servizio all’interno della comunità, seguendo i ragazzi che sono entrati in programma dopo di lui aiutandoli e guidandoli attraverso le difficoltà che si possono incontrare in questo percorso, condividendo con loro la sua esperienza al C.A.S.T.

Anche in questa fase Marco è seguito e supportato, in modo del tutto volontario perché la fase di rientro non è riconosciuta dalle ASL e quindi retribuita, dagli operatori che lo hanno assistito per tutto il percorso.

E’ anche questo investimento sulla persona in una società dove il profitto è sempre al primo posto che contribuisce a far si che Marco stia tornando ad avere fiducia in chi gli sta intorno e a credere nella propria possibilità di riscatto.

In questi anni trascorsi a S. Gregorio, Marco ha avuto occasione di confrontarsi con un mondo del tutto diverso da quello che conosceva. Ha incontrato persone e storie che hanno fatto del sociale la loro missione. Ha conosciuto Narciso, un ragazzo che come lui ha terminato qualche anno fa il percorso comunitario, che ha fondato insieme alla sua compagna la "Cooperativa Impronta" che insegna a ragazzi affetti dalla sindrome di down ad essere indipendenti e a vivere nella società di oggi in maniera autonoma e autosufficiente. Marco ha potuto conoscere anche le attività della Caritas di Rassina dove è stato ospitato alcuni giorni. Ha dialogato con i frati che spesso fanno visita in comunità, è rimasto affascinato da una messa cantata dalle Clarisse nella chiesa di Rocca S. Angelo e visitato posti magici ad Assisi come l’Eremo delle Carceri e le Basiliche di San Francesco e Santa Maria degli Angeli. In questi mesi Marco ha potuto apprezzare il ritmo più umano delle persone che vivono in Umbria, rispetto al caos della capitale, e forse ha potuto apprezzare il ritmo del cuore che batte dentro di lui.

Tutte queste esperienze lo hanno arricchito interiormente e hanno contribuito a creare un legame con la città di Assisi e con il suo Spirito.

E’ per questo che Marco ha scelto la città di San Francesco per ricominciare a vivere.
Marco

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